29 ottobre 2002
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10/29/2002
28 ottobre 2002
Nel restauro dei vecchi edifici il colore è fondamentale. Il colore caratterizza profondamente la costruzione, l'armonizza o distingue dall'ambiente circostante, manifesta lo spirito dei suoi abitanti. Eppure questo elemento spesso è trascurato o trattato con superficialità.
Fortunatamente è finita l'epoca del colore "selvaggio" e dell'uso sconsiderato dei rivestimenti plastici, tuttavia spesso le nuove tinteggiature, pur rispettando la scala cromatica originale, mortificano i fabbricati d'epoca e li rendono d'aspetto piatto e artificiale. Cosa c'è che non va?
L'impressione che ricaviamo osservando un edificio è dovuta solo in parte alla tonalità della pellicola esterna. A me piace parlare di colore della materia. La grana dell'intonaco, l'azione degli agenti atmosferici, l'ombreggiatra delle superfici irregolari, la "mano" diversa dei diversi operatori: tutto concorre a produrre un effetto irripetibile e vivo. Proprio ciò che la pratica moderna tende a sopprimere con i suoi intonaci preconfezionati, le vernici impermeabili, la ricerca ossessiva della planarità.
La facciata omologata mantiene lo stesso aspetto col variare della luce e a qualsiasi latitudine, salvo poi dover ricorrere a costosi e discutibili interventi per simulare l'aspetto delle vecchie costruzioni (spugnature, velature ecc.). La facciata che piace a me invece diventa scura per la pioggia, brilla al sole, mostra le sue imperfezioni, reca tracce dei suoi artefici.
Le pitture alla calce e gli intonaci colorati pronti presentano vantaggi evidenti rispetto alle vernici sintetiche, tuttavia sono ancora relativamente poco diffusi per il costo dei materiale e le difficoltà d'applicazione (risolte spesso con l'aggiunta massiccia di additivi sintetici). Io ho tentato una via alternativa.

Questa parete esterna è stata intonacata con una miscela di calce pozzolanica, ossidi coloranti, sabbia grossa e poca sabbia fine. L'impasto ha uno spessore di 1-2 cm ed è stato applicato a mano libera (senza guide o listelli) e rifinito col frattazzo di spugna.
Sono state effettuate diverse prove direttamente sulla parete e, una volta perfettamente asciutte, tra queste è stata scelta la tonalità che più si avvicinava al colore della terra locale.
L'effetto è piuttosto forte, adatto per una casa di campagna. Il costo del materiale è molto basso, lo stress nervoso notevole (la parete deve essere terminata in giornata), il risultato imperfetto, la soddisfazione enorme.

Le buchette che si notano sulla facciata risalgono alla costruzione dell'edificio. Servirono per ancorare i ponteggi in legno dell'epoca e le ho lasciate perché quest'anno gli ombelichi scoperti vanno di moda.
Puntate precedenti: (1) (2) (3)
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